Gli esseri umani sbattono le palpebre in media ogni quattro o cinque secondi. L’automatismo nel chiudere gli occhi serve a inumidirli e a lubrificarli, facendo in modo da proteggerli da sostanze irritanti. Ma com’è possibile che non vediamo un buio discontinuo e intermittente, ma continuiamo ad avere una visione stabile e durevole?
La ricerca
I ricercatori americani, che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Current Biology, hanno affermato che ad aiutarci è il nostro cervello: compiendo un lavoro intenso e laborioso fa in modo di stabilizzare la visione e ricreare, nelle piccole pause di buio, l’ambiente circostante nonostante le palpebre vietino la luce alle nostre retine.
Di fatto è stata studiata l’area che svolge un ruolo determinante nella memoria percettiva, stabilendo che il cervello mantiene il ricordo di quello che abbiamo appena guardato; ogni volta che sbattiamo le palpebre riposiziona quindi i bulbi oculari in modo da poter essere concentrati su ciò che ci circonda. Il cervello infatti è capace di conservare tutte le informazioni visive insieme per formare un’unica immagine senza buio e interruzioni.
I ricercatori hanno notato che dopo la chiusura delle palpebre, le pupille non sempre tornano al medesimo posto; proprio questo disallineamento induce il cervello che attiva i muscoli oculari per riallineare il nostro sguardo su ciò che stavamo osservando prima di chiudere gli occhi.
I risultati
Il team di ricercatori ha dimostrato, grazie a diversi esperimenti su pazienti, che la corteccia prefrontale mediale è fortemente coinvolta nella memoria a breve termine; ciò indica che proprio questa regione è la chiave per la capacità dell’essere umano di continuare a riconoscere l’ambiente circostante mentre sbatte le palpebre.